mercoledì 31 ottobre 2012

Un gioco che lega i due oltre il confine della morte.


“ Vedi Sigismondo, ognuno di questi libri possiede in sé qualcosa di unico e speciale. Ognuno di loro può essere un caro amico. Può indicarti una strada giusta da seguire, un pensiero da accogliere e donare, un mondo difficile da visitare o meraviglioso da immaginare! ” Era così affascinante il suo modo di fare e di parlare che Sigismondo ne era totalmente catturato. E i ricordi, ancora adesso, gli davano le stesse sensazioni di un tempo. Forse era anche per questo, per i ricordi, che negli ultimi tempi tornava spesso nella sua vecchia casa, dove madre e fratello ancora vivevano. Tornava in quel posto per rimanere chiuso per ore in una sola stanza. La loro stanza. La stanza in cui lui e suo padre si rifugiavano per ore intere a leggere quell’infinità di libri, che ancora oggi invadevano la vecchia libreria, e in parte, la sua nuova casa. Il profumo che avvolgeva quel mondo racchiuso tra le quattro mura era inconfondibile. Odore freddo del buio, vecchio di legno, fresco di luce, caldo di carta. Un odore misto al ricordo di un padre che rimarrà vivo per sempre. O forse era lui stesso a mantenerlo ancora in vita, a non lasciarlo andare in quell’angolo dei ricordi nella memoria che voi tutti possedete. Ma questa è una storia diversa. E’ un legame diverso. Un distacco diverso, che implica il totale coinvolgimento di un figlio in un gioco che lega i due oltre il confine della morte. Sigismondo non riusciva ancora a staccarsi da quella figura. Non riusciva, o non credeva di riuscire ad affrontare la vita da solo, senza quella che per lui era stata da sempre una guida.
Ritornava quindi in quella stanza per ripercorrere ogni singolo giorno passato insieme. Non tralasciava nulla. Nessun dettaglio, nessuna sfumatura. Era un ritorno al passato il suo. Riviverlo, per poter godere ancora, e ancora, di quei meravigliosi istanti di vita passati con lui.

Da "Un sogno da ritrovare"

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