...Sigismondo e sua madre si erano seduti. Lei sulla poltrona e lui, lì accanto, sul tappeto.
"Dimmi, come stai?" chiese lei al figlio.
"Non avrei dovuto urlare in quel modo poco fa. E' solo che..." e abbassò lo sguardo a terra.
"Lo so! So quanto ti manca!" aggiunse lei accarezzandolo. "Sai, più passa il tempo, più gli assomigli. Sei diverso. Proprio come lui."
"Diverso? Perché diverso?" e abbassando ancora una volta la testa disse: "Questa è una di quelle parole che ti relegano in un angolo!"
Un velo di tristezza calò sul suo volto. Poi, guardando negli occhi sua madre, continuò.
"Mamma, non uasare quella parola. Vorrebbe dire mettere una linea di confine tra te e me, tra te e gli altri, ed io non voglio!"
..."Forse è me che relego in un angolo, non te!"
"Allora non farlo!"
"Sai, una volta non ero così. Quanto sono cambiata negli anni. E la perdita di tuo padre non mi aiuta di certo" ... "forse non l'ho mai avuto. Forse l'ho avuto solo per pochi attimi!"
Sigismondo era lì accanto a lei, immobile ad ascoltare quelle parole nuove. Mai accennate. Mai da lui comprese. Sua madre stava aprendo in qualche modo il suo cuore e a lui, non rimaneva altro da fare, se non accompagnarla per mano in quel viaggio dell'anima.
... "Sai cosa ti direbbe papà?"
"Cosa?"
"Ti direbbe che hai smesso di sognare!"
E lei, con un leggero sorriso ad illuminare il viso: "Tesoro mio, non ho più l'età per farlo!"
"Mamma, non c'è un'età per sognare! Non c'è un'età per Amare!"
"Tuo padre sarebbe fiero di te!"
Da "Un Sogno da Ritrovare"
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